The Story
A tre anni di distanza dal precedente Memories for the unseen ecco tornare i Mimes of Wine di Laura Loriga con un album nuovo di zecca “La Maison Verte” in uscita in italia ed Europa il prossimo 21 Ottobre ma che grazie alla collaborazione con Adam Moseley (produttore e sound engeneer dell’album precedente dei Mimes e che tra gli altri ha lavorato con personaggi del calibro di John Cale, Nick Zinner, Beck, The Cure, Scott Walker) è stato già pubblicato negli Stati Uniti dalla sua Accidental Muzik rec lo scorso giugno, riscuotendo consensi da parte dei media e del pubblico davvero calorosi avendo tenuto la scorsa primavera una serie di concerti tra Los Angeles e New York.
In Italia l’album è stato anticipato da un ep di tre brani “La maison verte ep” lo scorso 15 aprile, lanciato dal suggestivo video di ”Birds of a feather” , bellissima canzone presente anche nell’album.
In una dimensione musicale eterea, sognante ma ricca di momenti accesi, le voci calde ed emozionanti di Laura e del suo pianoforte sono sempre in primo piano, forti e fragili al contempo ma pienamente incastonati in una suggestione che definire semplicemente ”folk” potrebbe essere forse riduttivo, abbracciando contemporaneamente elementi di classicità e modernità che mantengono costantemente elevato un’attitudine musicale solenne, austera ,quasi sacra.
Teatrale come lo erano i Devics di Dustin O’Halloran e Sara Lov, conturbante come le migliori Cat Power e Lisa Germano, inclassificabile come i Dead Can Dance, intensa nella voce come Joni Mitchell di ”Ladies of the canyon”, ma assolutamente personale nell’espressione del suo bagaglio musicale.
Musica con la M maiuscola insomma, al di là di qualsiasi enfasi inbonitrice tipica di chi fa il nostro mestiere.
Una autrice ed una pianista Laura Loriga, che il mondo ci invidia e che in Italia è riuscita a ritagliarsi una rispettabilissima posizione di culto nella nicchia della ”musica per intenditori”.
Cosa che se da un lato rappresenta senz’altro un elemento di qualità e prestigio, dall’altro, se ben ci si pensa, rappresenta una cosa abbastanza triste, rappresentativa della deriva in cui versa il pubblico italiano lasciato in balia di chi lo livella (culturalmente) per poi manipolarlo e indirizzarlo verso il proprio profitto o interesse.
Ma la Bellezza della musica non può soffermarsi di fronte a tali circostanze.
La Bellezza non ha prezzo, appartiene a chi sa riconoscerla e cammina sulle sue gambe andando sempre molto lontano.
Speriamo di aver aggiunto anche questa volta un tassello, pur microscopico che sia, al mosaico della rivoluzione culturale alla quale molti di noi anelano ormai da tempo.
Con l’augurio che tutto ciò accada presto.